
Forse non è vero.
Forse non è poi solo così.
Forse i miei colori sono tanti, diversi e belli.
Vi è mai capitato di pensare a questo, scoprendo per caso che l'etichetta, la maschera che sin da sempre vi era stata appiccicata addosso e che voi, prontamente, avete sempre ri-incollato ogni qual volta si fosse presentata la necessità, non fosse ,in realtà, un gioco di specchi rotti, incapaci di riflettere la vostra vera immagine?
Ho sempre avuto l'idea di essere una persona seriosa, noiosa, poco attraente e questo passava anche dal messaggio costante che mi giungeva sfuso: "Che libri pesanti leggi!".
In questi giorni giocherello con Anobii e scopro varietà, avventura, amore, fantasia, classici, attualità. Italia, Inghilterra, Francia, America, Israele, Giappone, Persia, Argentina, Caribe. Scopro Zanna Bianca e Matilde, Jane Eyre e Kinsella. Psicologia, saggistica, manuali, ricette.
Narrativa, favole, self help. Geishe e cioccolata, draghi e tigri. Trauma e barzellette.
Sfoglio la libreria su Anobìì e mi guardo stordita: dov'ero negli ultimi 25 anni? Perchè non ho mai risposto a chi mi diceva che ero pesante perchè avevo un classico in mano che, forse, quello/a penalizzato/a era lui/lei e non io? Perchè non sono mai riuscita a trasmettere l'esaltante entusiasmo che provavo a fianco dell'ultimo dei Mohicani?
Anche queste sono domande che un adulto si pone per crescere ancora, mutare pelle nel corso degli eventi. Anobìì mi sta regalando un'altra immagine di me.
Ero convinta di aver letto pochi autori italiani solo perchè non andavo e non vado pazza per Verga, non mi attirano (momentaneamente) Calvino, Morante, Leopardi.
"Ma come?? Non hai letto l'ultimo di Dan Brown? E Fabio Volo? Non è possibile: mai letto Camilleri?". Ammetto che la risposta facile non è ancora fra le mie abilità più spiccate.
Infatti è così: mai letto nessuno di questi, nemmeno una briciola di desiderio nel conoscerli.
Non pregiudizio o diffidenza, semplicemente "in disparte".
Anobìì mi ha fatto capire anche un'altra cosa: quanto lungo e penoso è stato il periodo di isolamento dal mondo vissuto quando ancora ero imbrigliata a un fuoco fatuo e ingannevole.
Otto anni che mi sono costati cari, l'esigenza d'amore mi è costata cara.
La più penalizzata è stata la mia libreria, solo seconda rispetto alla mia anima.
Ora vivo momenti d'affanno, quasi mi pare di correre a perdifiato cercando di riprendere il tempo - e i libri - perduti quand'ero rinchiusa nella mia personale galera. La mia evasione appesa a un segnalibro in raso rosso, una cordicella da cui mi sono calata, più coraggiosa di Raperonzolo, senza principi pronti a prendermi, sola. Ogni volta che penso al tempo perduto... scapperei in libreria, troverei un mago per fermare il tempo, gli chiederei un incantesimo di alto livello e mi siederei sul pavimento di una qualsiasi Mondadori, solo per leggere, ingozzarmi, fare indigestione di capolavori che mi sono persa in tutto questo tempo.
Ho conosciuto persone per cui leggere un libro significava tradire. E avevano ragione.
Perchè leggere, conoscere, incuriosirsi, documentarsi, significa superare l'ignoranza, aprire gli orizzonti, uscire di prigione, andare via, togliere potere. Per molto tempo non ho comprato libri. Nè frequentato la biblioteca. Quando la speranza d'amore e la serenità sono legate all'ubbidienza e camminino su un fil di ragnatela è facile assertire con il capo e smettere. Smettere di leggere, di domandarsi, di percepire la vita, di provare emozione (ma non di temerla, rinchiuderla, coprirla, mascherarla). Un addio sempre in agguato, pronto e servito.
Un addio per un trenta preso all'università, un addio per una chiamata non risposta.
Per me la scrittura, la lettura, la libreria sono elementi preziosissimi a cui è legata la mia sopravvivenza. A cui sono legata io.
Nutrimento, gioia, speranza, fiducia, idee, vita.
Guardo la mia libreria Anobii e penso al mio lato romantico, sopravvissuto a tante cose. Sorrido.
Ho una bella libreria.
E chi mi giudicava pesante, noiosa, poco attraente perchè amante dei classici e non dei Pokemòn, si sgretola davanti ai miei occhi. Perchè non è vero. Non è vero che i miei gusti eltterari erano e sono monoliti, non è vera nemmeno l'accusa di ignoranza che mi è stata rivolta da persone che non accettavano l'idea di mettere in discussione o ascoltare semplicemente un'idea diversa, un'idea politica di colore diverso dalla loro. Queste riflessioni tornano ciclicamente nella mia mente, possono passare mesi, giorni oppure quasi anni. Ma tornano perchè ancora non ho saputo dare loro una risposta valida, un senso, un perchè.
Perchè accade certe cose? C'è un perchè a tutto questo? Non lo so, ma sono in cerca.
Pur tuttavia il mio personale langothe ancora pulsa.
Perchè il mondo da cui provengo ha rigettato il mio entusiasmo, la mia diversità, la mia ricchezza, dandomi in cambio solo immagini distorte e sleali a cui ho creduto sino ad ora? Perchè ho creduto a questo e non a quello che sentivo dentro di me? Sono mai riuscita a far trapelare l'entusiasmo per le cose diverse di cui la mia anima aveva bisogno, in cui ero felice? Sono mai riuscita a dire: guarda che ti sbagli! I protagonisti dei classici, le loro storie sono tutto fuorchè noiose o pesanti, è solo un pregiudizio, uno stupido pensiero lontano dalla realtà! Perchè ho aspettato venti lunghissimi, dolorosi, anni prima di riprendere la penna in mano? Prima di dire "si" alla mia chiamata personale, alla scrittura, all'unica cosa che per me ha senso? Perchè ora e non prima? Perchè mi tornano in mente così tanti frammenti ogni qual volta mi avvicino ad Eva, incapace di sfiorare Giulia?
Forse non è poi solo così.
Forse i miei colori sono tanti, diversi e belli.
Vi è mai capitato di pensare a questo, scoprendo per caso che l'etichetta, la maschera che sin da sempre vi era stata appiccicata addosso e che voi, prontamente, avete sempre ri-incollato ogni qual volta si fosse presentata la necessità, non fosse ,in realtà, un gioco di specchi rotti, incapaci di riflettere la vostra vera immagine?
Ho sempre avuto l'idea di essere una persona seriosa, noiosa, poco attraente e questo passava anche dal messaggio costante che mi giungeva sfuso: "Che libri pesanti leggi!".
In questi giorni giocherello con Anobii e scopro varietà, avventura, amore, fantasia, classici, attualità. Italia, Inghilterra, Francia, America, Israele, Giappone, Persia, Argentina, Caribe. Scopro Zanna Bianca e Matilde, Jane Eyre e Kinsella. Psicologia, saggistica, manuali, ricette.
Narrativa, favole, self help. Geishe e cioccolata, draghi e tigri. Trauma e barzellette.
Sfoglio la libreria su Anobìì e mi guardo stordita: dov'ero negli ultimi 25 anni? Perchè non ho mai risposto a chi mi diceva che ero pesante perchè avevo un classico in mano che, forse, quello/a penalizzato/a era lui/lei e non io? Perchè non sono mai riuscita a trasmettere l'esaltante entusiasmo che provavo a fianco dell'ultimo dei Mohicani?
Anche queste sono domande che un adulto si pone per crescere ancora, mutare pelle nel corso degli eventi. Anobìì mi sta regalando un'altra immagine di me.
Ero convinta di aver letto pochi autori italiani solo perchè non andavo e non vado pazza per Verga, non mi attirano (momentaneamente) Calvino, Morante, Leopardi.
"Ma come?? Non hai letto l'ultimo di Dan Brown? E Fabio Volo? Non è possibile: mai letto Camilleri?". Ammetto che la risposta facile non è ancora fra le mie abilità più spiccate.
Infatti è così: mai letto nessuno di questi, nemmeno una briciola di desiderio nel conoscerli.
Non pregiudizio o diffidenza, semplicemente "in disparte".
Anobìì mi ha fatto capire anche un'altra cosa: quanto lungo e penoso è stato il periodo di isolamento dal mondo vissuto quando ancora ero imbrigliata a un fuoco fatuo e ingannevole.
Otto anni che mi sono costati cari, l'esigenza d'amore mi è costata cara.
La più penalizzata è stata la mia libreria, solo seconda rispetto alla mia anima.
Ora vivo momenti d'affanno, quasi mi pare di correre a perdifiato cercando di riprendere il tempo - e i libri - perduti quand'ero rinchiusa nella mia personale galera. La mia evasione appesa a un segnalibro in raso rosso, una cordicella da cui mi sono calata, più coraggiosa di Raperonzolo, senza principi pronti a prendermi, sola. Ogni volta che penso al tempo perduto... scapperei in libreria, troverei un mago per fermare il tempo, gli chiederei un incantesimo di alto livello e mi siederei sul pavimento di una qualsiasi Mondadori, solo per leggere, ingozzarmi, fare indigestione di capolavori che mi sono persa in tutto questo tempo.
Ho conosciuto persone per cui leggere un libro significava tradire. E avevano ragione.
Perchè leggere, conoscere, incuriosirsi, documentarsi, significa superare l'ignoranza, aprire gli orizzonti, uscire di prigione, andare via, togliere potere. Per molto tempo non ho comprato libri. Nè frequentato la biblioteca. Quando la speranza d'amore e la serenità sono legate all'ubbidienza e camminino su un fil di ragnatela è facile assertire con il capo e smettere. Smettere di leggere, di domandarsi, di percepire la vita, di provare emozione (ma non di temerla, rinchiuderla, coprirla, mascherarla). Un addio sempre in agguato, pronto e servito.
Un addio per un trenta preso all'università, un addio per una chiamata non risposta.
Per me la scrittura, la lettura, la libreria sono elementi preziosissimi a cui è legata la mia sopravvivenza. A cui sono legata io.
Nutrimento, gioia, speranza, fiducia, idee, vita.
Guardo la mia libreria Anobii e penso al mio lato romantico, sopravvissuto a tante cose. Sorrido.
Ho una bella libreria.
E chi mi giudicava pesante, noiosa, poco attraente perchè amante dei classici e non dei Pokemòn, si sgretola davanti ai miei occhi. Perchè non è vero. Non è vero che i miei gusti eltterari erano e sono monoliti, non è vera nemmeno l'accusa di ignoranza che mi è stata rivolta da persone che non accettavano l'idea di mettere in discussione o ascoltare semplicemente un'idea diversa, un'idea politica di colore diverso dalla loro. Queste riflessioni tornano ciclicamente nella mia mente, possono passare mesi, giorni oppure quasi anni. Ma tornano perchè ancora non ho saputo dare loro una risposta valida, un senso, un perchè.
Perchè accade certe cose? C'è un perchè a tutto questo? Non lo so, ma sono in cerca.
Pur tuttavia il mio personale langothe ancora pulsa.
Perchè il mondo da cui provengo ha rigettato il mio entusiasmo, la mia diversità, la mia ricchezza, dandomi in cambio solo immagini distorte e sleali a cui ho creduto sino ad ora? Perchè ho creduto a questo e non a quello che sentivo dentro di me? Sono mai riuscita a far trapelare l'entusiasmo per le cose diverse di cui la mia anima aveva bisogno, in cui ero felice? Sono mai riuscita a dire: guarda che ti sbagli! I protagonisti dei classici, le loro storie sono tutto fuorchè noiose o pesanti, è solo un pregiudizio, uno stupido pensiero lontano dalla realtà! Perchè ho aspettato venti lunghissimi, dolorosi, anni prima di riprendere la penna in mano? Prima di dire "si" alla mia chiamata personale, alla scrittura, all'unica cosa che per me ha senso? Perchè ora e non prima? Perchè mi tornano in mente così tanti frammenti ogni qual volta mi avvicino ad Eva, incapace di sfiorare Giulia?
Anobìì è capace anche di questo: aprire pandore chiuse con forza. Illuminare scorci, mettere in dubbio verità. Scompaginare le carte come una folata di vento irruenta.
Chi sono io, realmente? Qual è la verità fra tutte le verità che ho ascoltato sino ad oggi?
Chi sono io, realmente? Qual è la verità fra tutte le verità che ho ascoltato sino ad oggi?
Langothe.
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