![]() |
Micia, la mia gatta. |
Ti manca mai il Friuli?
In un anno e mezzo questa domanda mi è stata posta due volte, da due "estranei".
Si, mi manca il Friuli. Non mi mancano solo le mie gatte e la natura che c'è qui, come mi sono trovata a rispondere, sentendo un lucchetto "scoccare" per blindare il mio cuore. Troppe volte sento questo gancio serrarmi la bocca, la mente, le dita.
Mi mancano gli affetti, certi rapporti, certi ritmi, quella tranquillità e quella libertà. Mi manca quella facilità nel riuscire a contattare quel "quid" capace di farmi prendere la penna in mano a qualsiasi ora del giorno o della notte.
Nella capitale vivo e realizzo altri miei bisogni, e sono felice di questo. Eppure i ritmi, le complicazioni, l'intasamento mentale fra l'affannosa ricerca di un lavoro retribuito, le spese e le inevitabili delusioni che hanno popolato quasi ogni giorno di quest'ultimo periodo mi hanno fortemente penalizzata. Esistono momenti in cui l'armonia fra le due realtà (friulana e laziale) è difficile da trovare. Ho bisogno di aprirmi leggermente.
Vivo in un luogo che non posso definire "casa" perché ne mancano tutte le basilari caratteristiche. E' un furto, non è una casa. Non è altro che un furto ai nostri danni. Non è un aiuto, non è nulla di diverso da uno strozzinaggio. Al momento siamo obbligati a rimanere lì perché non ho alcun contratto e alcuno stipendio fisso che possa risultare abbastanza accettabile per le agenzie immobiliari o i futuri padroni di casa.
Non avete idea di quanto questa situazione mi faccia soffrire e di quanto mi devasti l'anima, portandomi a barricarmi e a nascondere le mie vere emozioni, con l'unico intento di tutelarmi, per come posso. Mi fa soffrire molto vedere il mio lui stare male per la cattiveria gratuita di chi dovrebbe amarlo sopra ogni cosa. Mi fa soffrire vederlo prendere medicinali su medicinali perché la nostra casa è insana.
Mi fa soffrire non poter fare nulla per "salvarlo" da quelle morse in cui è ancora chiuso, nonostante tutto il suo sforzo. Non ho forza a sufficienza per due, in certi momenti.
Non ho abbastanza forza nemmeno per scrivere.
Scrivere mi farebbe piangere e mi farebbe desiderare e sentire cose che non è bene io desideri, in questo preciso momento della mia vita. Credetemi: sono stanca di vedere il mio lui stare male. Sono stanca dei ratti di vita. Sono stanca del furto economico a cui mensilmente dobbiamo sottostare.
In questo momento l'unica cosa che posso fare è tentare di racimolare fiducia da iniettare nel master e nei sogni di lavoro retribuito con contratto umanamente dignitoso. E tutto questo per andare via.
I giorni in Friuli sono troppo pochi per allontanare le angosce e scrivere pagine e pagine, seguendo solo la trama nella mente, senza cura o ansia per la grammatica, gli accenti o la formattazione. In questo momento della mia vita, non me ne importa nulla.
La scrittura è uno di quegli elementi che più soffre di questa situazione.
In un anno e mezzo questa domanda mi è stata posta due volte, da due "estranei".
La via della Lavanda, Venzone |
Mi mancano gli affetti, certi rapporti, certi ritmi, quella tranquillità e quella libertà. Mi manca quella facilità nel riuscire a contattare quel "quid" capace di farmi prendere la penna in mano a qualsiasi ora del giorno o della notte.
Nella capitale vivo e realizzo altri miei bisogni, e sono felice di questo. Eppure i ritmi, le complicazioni, l'intasamento mentale fra l'affannosa ricerca di un lavoro retribuito, le spese e le inevitabili delusioni che hanno popolato quasi ogni giorno di quest'ultimo periodo mi hanno fortemente penalizzata. Esistono momenti in cui l'armonia fra le due realtà (friulana e laziale) è difficile da trovare. Ho bisogno di aprirmi leggermente.
Vivo in un luogo che non posso definire "casa" perché ne mancano tutte le basilari caratteristiche. E' un furto, non è una casa. Non è altro che un furto ai nostri danni. Non è un aiuto, non è nulla di diverso da uno strozzinaggio. Al momento siamo obbligati a rimanere lì perché non ho alcun contratto e alcuno stipendio fisso che possa risultare abbastanza accettabile per le agenzie immobiliari o i futuri padroni di casa.
Non avete idea di quanto questa situazione mi faccia soffrire e di quanto mi devasti l'anima, portandomi a barricarmi e a nascondere le mie vere emozioni, con l'unico intento di tutelarmi, per come posso. Mi fa soffrire molto vedere il mio lui stare male per la cattiveria gratuita di chi dovrebbe amarlo sopra ogni cosa. Mi fa soffrire vederlo prendere medicinali su medicinali perché la nostra casa è insana.
Mi fa soffrire non poter fare nulla per "salvarlo" da quelle morse in cui è ancora chiuso, nonostante tutto il suo sforzo. Non ho forza a sufficienza per due, in certi momenti.
Non ho abbastanza forza nemmeno per scrivere.
Scrivere mi farebbe piangere e mi farebbe desiderare e sentire cose che non è bene io desideri, in questo preciso momento della mia vita. Credetemi: sono stanca di vedere il mio lui stare male. Sono stanca dei ratti di vita. Sono stanca del furto economico a cui mensilmente dobbiamo sottostare.
In questo momento l'unica cosa che posso fare è tentare di racimolare fiducia da iniettare nel master e nei sogni di lavoro retribuito con contratto umanamente dignitoso. E tutto questo per andare via.
I giorni in Friuli sono troppo pochi per allontanare le angosce e scrivere pagine e pagine, seguendo solo la trama nella mente, senza cura o ansia per la grammatica, gli accenti o la formattazione. In questo momento della mia vita, non me ne importa nulla.
La scrittura è uno di quegli elementi che più soffre di questa situazione.
Rosy, la mamma gatta |
A Roma ho visto diversi concorsi letterari.
Mi si accendeva una fiammella per un attimo. Un'idea. Un guizzo. Poi l'onda dei problemi, contrattempi, contraccolpi miei e non miei, mi ha travolto e qualsiasi segno d'inchiostro appuntato nel mio cuore è stato lavato via dalla frenesia dell'andare avanti, dell'ascoltare giudizi e critiche perché, si sa, bisogna essere aperti, non bisogna fare i "permalosi" o le "vittime".
Non riesco a scrivere nemmeno nel mio diario personale.
Mi si accendeva una fiammella per un attimo. Un'idea. Un guizzo. Poi l'onda dei problemi, contrattempi, contraccolpi miei e non miei, mi ha travolto e qualsiasi segno d'inchiostro appuntato nel mio cuore è stato lavato via dalla frenesia dell'andare avanti, dell'ascoltare giudizi e critiche perché, si sa, bisogna essere aperti, non bisogna fare i "permalosi" o le "vittime".
Non riesco a scrivere nemmeno nel mio diario personale.
Questo viaggio in Friuli mi ha vista tornare nei miei luoghi naturali, nei boschi, nelle colline, nelle risorgive che spesso sono state balsamo, in cerca di un nido in cui ricominciare a respirare, con spifferi di serenità e fiducia nati da fonti positive. Respirare.
Sono scesa dal treno in apnea. Le tempie bombardate.
Il cuore che non avrebbe sopportato un solo problema in più.
Sono scesa dal treno in apnea. Le tempie bombardate.
Il cuore che non avrebbe sopportato un solo problema in più.
Sono stata molte ore fuori casa, molte ore nei prati, molte ore ad accarezzare le mie gatte, le mie preziose gatte. Ora che sento di aver fatto spazio nel cuore, quello spazio adatto per far fiorire la scrittura, devo ripartire. Mi assale la tristezza. So che la mia strada non è - ancora - di nuovo qui.
Che cosa troverò nella capitale? Non sono felice di riprendere il treno, questa volta. So che mi aspettano cose pressanti da affrontare. Non mi rallegra nemmeno l'idea di un week end fuori per San Valentino.
Non mi esalta l'idea di ritornare fra quelle mura che puzzano di muffa, nonostante tutto l'impegno al vento che posso mettere quotidianamente nella pulizia. Ancora medicine, ancora star male, ancora non poter andare via.
Che cosa troverò nella capitale? Non sono felice di riprendere il treno, questa volta. So che mi aspettano cose pressanti da affrontare. Non mi rallegra nemmeno l'idea di un week end fuori per San Valentino.
Non mi esalta l'idea di ritornare fra quelle mura che puzzano di muffa, nonostante tutto l'impegno al vento che posso mettere quotidianamente nella pulizia. Ancora medicine, ancora star male, ancora non poter andare via.
Troverò lo spazio, questa volta? Troverò un lavoro retribuito? Troverò la possibilità di vivere la vita senza dover lottare ogni giorno con l'altrui pretesa di imporre il proprio volere nel mio destino?
Troverò la forza di tacere quel che è giusto che io non dica, per mantenere in piedi una situazione che mi è comoda solo perché non ho altre alternative e perché sono sola in questo sentire, in questa voglia d'imbracciare l'ascia e fare a pezzi chi sfrutta e se ne infischia? In questo dover tacere, dover accettare, dover tollerare, la scrittura si sta spegnendo. Mi suonano i campanelli d'allarme, forti, fortissimi. Non posso, al momento farci niente. Ne sono consapevole, continuo a cercare, continuo ad affannarmi alla ricerca di soluzioni, continuo a riunire le briciole della mia forza.
Troverò la forza di tacere quel che è giusto che io non dica, per mantenere in piedi una situazione che mi è comoda solo perché non ho altre alternative e perché sono sola in questo sentire, in questa voglia d'imbracciare l'ascia e fare a pezzi chi sfrutta e se ne infischia? In questo dover tacere, dover accettare, dover tollerare, la scrittura si sta spegnendo. Mi suonano i campanelli d'allarme, forti, fortissimi. Non posso, al momento farci niente. Ne sono consapevole, continuo a cercare, continuo ad affannarmi alla ricerca di soluzioni, continuo a riunire le briciole della mia forza.
Ti manca mai il Friuli? Si. Mi manca.
Ci sono alberi, in Friuli, piegati come scranni dai fulmini e dall'acqua sotterranea. Alberi su cui appoggiarsi, posare sulle ginocchia un foglio bianco, una penna, e lasciar fluire. Alberi che ti abbracciano, permettendoti di piangere se ne hai bisogno. Alberi parlanti, capaci di sussurrarti soluzioni o indicarti la terra.
La terra in Friuli è maestra di pazienza. Panta rei, echeggia ovunque.
Ti manca il Friuli? No, non è il Friuli che mi manca.
Mi manca la libertà e le soluzioni. Mi manca poter pensare alla mia vita con il mio uomo senza dover lottare affinché la nostra volontà sia accettata senza essere messa sempre in discussione. Mi manca la salute.
Mi manca la libertà di vivere un mese di relax e indipendenza senza dover essere assillati dalle costante richieste, pretese, stratagemmi, falsità, bugie solo per obbligarci a fare e reagire secondo canoni prestabiliti. Mi manca una casa con delle stanze definite. Mi manca un lavoro. Mi mana una prospettiva. Mi manca la forza. Mi manca il poter scrivere, senza che questo sia problematico. Mi manca la distanza.
La terra in Friuli è maestra di pazienza. Panta rei, echeggia ovunque.
Ti manca il Friuli? No, non è il Friuli che mi manca.
Mi manca la libertà e le soluzioni. Mi manca poter pensare alla mia vita con il mio uomo senza dover lottare affinché la nostra volontà sia accettata senza essere messa sempre in discussione. Mi manca la salute.
Mi manca la libertà di vivere un mese di relax e indipendenza senza dover essere assillati dalle costante richieste, pretese, stratagemmi, falsità, bugie solo per obbligarci a fare e reagire secondo canoni prestabiliti. Mi manca una casa con delle stanze definite. Mi manca un lavoro. Mi mana una prospettiva. Mi manca la forza. Mi manca il poter scrivere, senza che questo sia problematico. Mi manca la distanza.
L'altro giorno mi ha fermato per strada un uomo in bicicletta.
Mi ha detto di aver letto il mio racconto nel libro dedicato alla collina di un paesetto poco distante dalla mia casa. Mi ha fatto i complimenti. E' stato bello.
Domani riparto.
Parco delle Risorgive, Codroipo |
![]() |
Sulla strada per Udine |
Ricordi del terremoto 1976, Venzone |
Variano |
24 messages: